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Uso sul Bonsai

L'arte è bellezza, creare è amore

Quando e come usare il LIquido di Jin

Come abbiamo visto nella sezione "curiosità", il Liquido Jin è usato nell'arte dei bonsai come sbiancante e protettivo del legno, con lo scopo di ricreare quel particolare effetto di legno secco, che vuole imitare l'aspetto di una pianta cresciuta in una condizione naturale critica.

Quali piante bonsai scegliere

Per un miglior risultato, è mportante scegliere il giusto albero Se si è intenzionati ad approcciarsi a questa tecnica, bisogna in primo luogo prendere in considerazione la specie d'albero da scegliere: meglio orientarsi verso quelle che già in natura mostrano questa caratteristica, in particolare le conifere, come querce, pini, tassi, larici... ma anche le cupressacae (ginepro, cipresso) o l’ulivo, il castagno o l’albicocco giapponese, piante insomma che possiedono un legno duro e resistente, oltre ad avere spesso come habitat naturale luoghi con condizioni climatiche avverse, che facilmente scavano la loro corteccia e ne spezzano i rami. Anche delle latifoglie possono avere Jin e Shari, ma molto più di rado.

Effetto "legno secco": come scegliere il disegno finale


In secondo luogo bisogna pensare bene al disegno finale della pianta che vogliamo realizzare, avendo quelle accortezze stilistiche che rendano più naturale possibile l'intervento, come diventassimo noi la natura che si accanisce sul piccolo albero, ma senza farlo soffrire e riuscendo alla fine a far risaltare la sua parte viva. I solchi dello Shari non dovranno essere mai né lineari né troppo profondi, come si si può vedere nella foto a fianco, mentre sia i Jin apicali, che quelli del tronco, essendo rami spezzati, appariranno più naturali quanto più saranno irregolari e proporzionati alla dimensione della pianta. Il loro numero deve variare in base a quanto più estreme siano state le forze della natura abbattutesi sul albero che si vuole riprodurre.

Per un effetto legna secca ottimale bisogna che i solchi dello Shari non siano profondi e nemmeno lineari

In terzo luogo
è bene considerare quando scortecciare il bonsai: è una operazione che è meglio fare nel periodo più indicato per la potatura strutturale della pianta (ad es. nelle conifere meglio il periodo tardo autunnale, in altre, che fioriscono, si consiglia di procedere dopo la fioritura).

Nel lavorare il tronco del Bonsai si deve tener conto anche di una altro aspetto: se il legno è fresco oppure se è vecchio. Nel primo caso è meglio lavorare girando e tirando il legno con delle pinze, in questo modo l'intervento apparirà più naturale; in un secondo momento poi, quando il legno sarà più asciutto, si potranno usare delle spazzole per togliere le fibre in eccesso. Nel caso di legno già vecchio, invece, si possono usare subito frese elettriche e spazzole, ricordando sempre gli accorgimenti di stile esposti poco sopra, che mirano il più possibile alla naturalezza della creazione.

Le tecniche Shari e Sabamiki

Trattando i bonsai per scortecciarli bisogna fare attenzione a non interrompere il flusso della linfa Nel caso dello Shari o del Sabamiki occorre operare con qualche accortezza in più, tenendo conto della fisiologia della pianta; infatti non si deve mai scortecciare sotto una branca principale o si rischia di interrompere il flusso della linfa e portare alla morte del Bonsai, così come è consigliabile non arrivare fino al livello del terreno, perché potrebbe svilupparsi il “marciume del colletto”.

Infine, a seconda della specie e dell'età della pianta, è meglio aspettare prima di usare il liquido di Jin per sbiancarne il legno: alberi molto giovani o con legni molto resinosi come il larice, dopo la lavorazione, hanno necessità di tempi di invecchiamento di qualche anno.
In generale si può consigliare di passare il liquido a partire dall'autunno seguente alla lavorazione, in concomitanza con l'intervento autunnale di potatura e preparazione dell'albero per l'inverno.

In alcuni casi si usano vernice bianca e fuoco per accentuare l' effetto del liquido sbiancante, ma in ogni caso meglio non usare la tecnica Tanuki che prevede di aggiungere protesi esterne E' opportuno che l'operatore usi un pennello, guanti e occhiali protettivi e lavori in un ambiente ben areato. La pianta va invece coperta nelle sue parti vive non da trattare, con un telo di plastica, compreso il nebari (il piede con le radici superficiali), è bene poi bagnarla nella parte che si vuole sbiancare e quindi procedere.

Dopo circa 6 mesi è consigliabile una seconda passata del prodotto sulle parti di legno sbiancate, sempre meglio quando le temperature non sono già troppo elevate. Un ulteriore accorgimento sta nel proteggere la pianta dalla pioggia per qualche giorno dopo aver passato il liquido, per assicurarsi si sia fissato bene e non scenda nelle radici.

Ogni anno poi, sempre meglio in autunno, in preparazione al riposo invernale, si dovrà eseguire la pulizia delle zone secche, spazzolandole accuratamente per rimuovere muschio e sporcizia, quindi si riapplicherà il Liquido di Jin, che manterrà il legno sbiancato e protetto dalle aggressioni dei parassiti.

Alcuni maestri adottano piccole strategie per un maggiore impatto visivo del legno secco: ad esempio si può aggiungere una piccola quantità di vernice bianca per accentuare il bianco del legno, ma si consiglia di non mescolarla direttamente col liquido di Jin, che deve essere utilizzato sempre da solo, e di applicarla successivamente quando il liquido si è già seccato. Eventualmente, per modulare l'intensità della colorazione, si possono aggiungere poche gocce di china alla vernice.

I "trucchi del mestiere" dei Sensei giapponesi

Altri Sensei, per creare un effetto ancora più naturale, volendo accelerare l'azione del tempo sulla pianta, passano il fuoco sulle parti secche lavorate, ottenendo così di eliminare tutti i residui delle lavorazioni e di mostrare delle particolari micro-screpolature. In effetti in Giappone l'uso del fuoco è molto raro, si preferisce agire mettendo la pianta sotto alta pressione con delle sabbiature.

E' bene ricordare inoltre che questa non è una tecnica che possa né debba camuffare difetti di lavorazione, e soprattutto che il legno secco deve essere quello dell'albero, meglio non aggiungere protesi esterne (tecnica mal vista dai maestri, chiamata Tanuki).

Per approfondimenti sulle tecniche di sbiancamento del legno di bonsai:
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